Grand Hotel dei Castelli - Sestri Levante (GE)

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Sestri Levante e i Castelli
tra storia e leggenda

Leggenda di Sestri Levante

"C'era una volta un posto incantevole affacciato sul Mar Ligure, un angolo dove il Mare era più azzurro e il dove il Sole si specchiava più a lungo. Qui le Sirene, incantate dal magnifico scenario offerto dell'isola, elessero la loro dimora si adagiarono sugli scogli che, come piccoli troni, emergevano dall'acqua. Dalla riva Tigullio il più giovane e bello dei Tritoni vide un giorno Segesta, la più bella ed affascinante delle Sirene con gli occhi più azzurri del Mare e i capelli più lucenti del Sole e se ne invaghì perdutamente. Una notte, mentre la Luna rendeva d'argento gli scogli e tante, tante Stelle palpitavano come il suo cuore, Tigullio tentò di rapire Segesta, ma Nettuno, Dio del Mare, non gradì che quel paradiso venisse privato della più armoniosa delle sue gemme e punì Tigullio pietrificando il suo braccio proteso a ghernire la Sirena. Nacque così un'istmo, un meraviglioso istmo, che congiunse l'Isola al continente... ...ed ancor oggi è impossibile guardare quel promontorio, quegli scogli e quel mare senza pensare che vi dimorino le Sirene."

La storia di Sestri Levante

La storia dei Castelli inizia nel 1089 quando l'Isola di Sestri Levante divenne dominio della Repubblica di Genova. In quei tempi Sestri Levante era vittima di razzie e deportazioni da parte dei pirati e dei saraceni. Fu proprio per salvaguardare i sestresi da queste incursioni che i consoli genovesi, nel 1145 edificarono il Castello di Sestri. Da allora l'Isola fu trasformata in una cittadella cui si accedeva attraverso quattro porte ricavate dalla cinta muraria. Qui i sestresi trovavano riparo in caso di pericolo e si rifugiavano di sera terminate le loro attività commerciali nel borgo. Tra il 1151 e il 1190 fu edificata la chiesa di San Nicolò, anch'essa voluta dalla Repubblica di Genova per dare assistenza religiosa agli isolani. Per accrescere la sicurezza della "cittadella" vennero costruiti altri due Castelli, il primo eretto nel 1310 e il secondo, detto dell'Aquila, nel 1440. Ciò che è successo in seguito non ci è dato sapere e il nostro racconto ci porta ai tempi della Seconda Guerra Mondiale quando le truppe occupanti scelsero la penisola come rifugio e baluardo e quando, per questo motivo venne pesantemente bombardata e rasa al suolo.

Leggenda dei Castelli

C'era una volta un Mago della finanza che, stanco di febbrili calcoli e di mondani rumori, anelò a costruirsi un dì un'oasi e un nido pel riposo dell'anima e pei conviti dell'amicizia. Peregrinò in varie regioni; percorse le due Riviere, per dar corpo all'idea e asilo alla poesia. Qui giunse il Mago ed esclamò: "Su questo colle delle beatitudini è bello sostare per fermar l'attimo lucente." "Chiamò a sé uomini della squadra e dello scalpello, aprì i pingui forzieri: "Attingete a piene mani, ma datemi un soggiorno fiabesco, che sia pausa a tutte le stanchezze e fonte di balsami a tutte le inquietudini". Artefici e artisti accolsero l'appello; si sparsero ai quattro venti alla ricerca di rarità edilizie per innalzare il tempio alla bellezza. Colonne di porfido e arabescati capitelli; anfore, vasche, mosaici, stipiti e architravi, loggiati e scalee; doviziosi tesori delle antiche età affluirono sul promontorio incantato per la gloria dell'arte e per la gioia dei pellegrini della nostalgia. Natura prodigò i suoi doni: fornì prospettive luminose, vedute superbe, sporgenze e insenature, terrazze e belvedere, viali profumati e alberi secolari, quanto valesse a ornare romiti recessi e rupestri silenzi. Sorsero così i Castelli fatati che cullarono dapprima gli ozi svagati del Mago ed oggi si schiudono ai sudati riposi e ai fecondi raccoglimenti di tutti. Figli di Natura ed Arte, di Mare e Monte, di verde e azzurro in felicissimo connubio, i Castelli sono entrati nella leggenda e passeranno alla storia. Il Mago costruttore, valorizzatore di uno dei più stupendi panorami d'Italia, ha approdato ad altri lidi, pago del nuovo destino dei Castelli non più suoi ma di Voi, di quanti cercano nel culto del Bello e nella contemplazione del paesaggio una ragione di vivere e d'obliare..."

Storia dei Castelli

Intorno al 1920 la penisola venne acquistata da Riccardo Gualino, finanziere, avvocato, industriale e collezionista di Biella che nel suo libro "Frammenti di vita" afferma "...sulla penisola un meraviglioso tratto di costa mi offerse un luogo ideale per edificarvi una villa". Iniziò così la bonifica della penisola dai ruderi e dalle macerie di quasi un secolo di storia e affidò agli architetti Busiri-Vici di Roma e al critico d'arte Lionello Venturi la costruzione di tre nuovi Castelli. Capitelli, colonne, bifore e trifore riemersi dai ruderi degli antichi Castelli ed elementi bizantini recuperati da antichi edifici dell'Italia meridionale , furono inseriti nelle nuove costruzioni. Tra il 1925 e il 1929 vennero realizzati tre edifici: il Castello dei Cipressi, il più grande e destinato alla residenza dei Gualino, il Castello dei Lecci, per accogliere gli ospiti e il Castello delle Agavi per i locali di servizio e per la servitù. Intorno al 1950 l'intero complesso fu trasformato nel lussuoso e raffinato albergo che ancor oggi è, conservando il fascino di antica e nobile residenza.

Storia della Torre Marconi

Capitolo a parte merita la storia della famosa Torre Marconi. Sulla sommità della penisola in posizione strategica, esisteva una torre di avvistamento risalente al 13° secolo. Gualino, amico intimo di Guglielmo Marconi, invitò lo scienziato ai Castelli e mise a sua disposizione la torre nella quale il premio Nobel condusse numerosi dei suoi esperimenti tra il 1932 e il 1934. Il 30 luglio 1934, Guglielmo Marconi alla presenza di tecnici, ufficiali della Marina Italiana e Inglese e di numerosi rappresentanti della stampa, coronò con successo i suoi esperimenti sulla navigazione cieca. Il Corriere della Sera testimonia così l'evento: "Salpando da Santa Margherita, l'"Elettra" si è diretta verso Sestri Levante, sul cui promontorio era stato installato il radiofaro. A circa 800 metri da questo si trovavano disposte due boe distanziate tra loro di 100 metri, tra le quali l'"Elettra è passata con grande precisione, guidata unicamente in base ai segnali emessi dal radiofaro".